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GASTRITE: GLI ESAMI DA FARE PER SCOPRIRE SE NE SOFFRIAMO

Una delle cause patologiche del gonfiore addominale è la gastrite, vediamo quali test ed esami sono indicati per diagnosticarla

Se il nostro problema è la pancia sempre gonfia, soprattutto a livello di stomaco, se soffriamo di bruciori e acidità, se abbiamo difficoltà a digerire e talvolta siamo afflitti da una fastidiosa nausea, forse soffriamo di gastrite. Malattia molto legata allo stress, questa infiammazione delle mucose dello stomaco provocata da una iper produzione di succhi digestivi, può avere anche delle cause fisiche, oltre che psicosomatiche. Ad esempio, a procurarci la dolorosa infezione potrebbe essere un batterio chiamato Helicobacter Pylori, che in genere rimane “dormiente” nel nostro corpo, senza dare particolari fastidi, ma che in determinate condizioni può “attivarsi” e infiammare le pareti interne del nostro stomaco. La gastrite può essere acuta o cronica, a seconda che si manifesti improvvisamente con sintomi molto intensi – tra cui febbre, fitte dolorose e vomito – o con disturbi più sfumati ma che si ripropongono ciclicamente.

Quando l’origine della gastrite non derivi da una causa esterna (ad esempio una reazione ad alcuni farmaci particolarmente “irritanti”, come quelli a base di acido acetilsalicilico) o organica, si definisce “nervosa”. Come possiamo giungere ad una diagnosi certa di gastrite e soprattutto a scoprirne l’origine? I test e gli esami da fare non sono tanti, ma sono necessari. Per individuare una eventuale infezione da Helicobacter Pylori, ad esempio, è sufficiente sottoporsi ad un test del sangue o ad un test del respiro. Talvolta può essere necessario anche effettuare un esame delle feci.

Ma la prima cosa che il gastroenterologo vi prescriverà in caso di sospetta gastrite, sarà un esame chiamato gastroscopia. Si tratta di una indagine delle condizioni dello stomaco “dall’interno”, attraverso l’inserimento di un sondino – endoscopio – dotato di una piccola luce all’estremità, che viene fatto arrivare nella cavità gastrica attraverso bocca ed esofago. Non è un esame che richiede anestesia, tuttavia, poiché può mettere a disagio il paziente, si preferisce effettuarlo in regime di lieve sedazione. Attraverso l’”occhio” dell’endoscopio è possibile vedere cosa succede dentro lo stomaco e individuare l’infiammazione. Dal momento che una gastrite non curata può portare alla formazione di ulcere – piccole ferite sanguinanti che si aprono nelle pareti interne dello stomaco – la gastroscopia ci consente di scoprire anche questa complicazione.
Qualora il medico individuasse qualcosa di anomalo durante l’esame, potrà procedere a rimuovere un piccolo frammento di tessuto gastrico (biopsia) da far analizzare in laboratorio. La gastroscopia dura circa mezzora, ma il paziente viene trattenuto fino a che non sia svanito l’effetto dell’anestetico. In alternativa alla gastroscopia c’è la possibilità di sottoporsi ad una radiografia del quadrante addominale superiore. Prima di sottoporvi, il paziente deve ingerire un liquido che servirà da contrasto, molto pastoso, che si chiama bario. Per completare la diagnosi, però, il gastroenterologo sottoporrà la persona ad un bell’”interrogatorio”, per conoscere le sue abitudini di vita e alimentari, l’eventuale assunzione di farmaci e l’anamnesi familiare.

Una volta arrivati a scoprire che si tratta proprio di gastrite, si può finalmente procedere a studiare la cura adatta al caso.

SIT - Laboratorio Farmaceutico